Che a me piacciano tanto i fiori, penso si sia capito già da un po’. La cosa bella di questo periodo è che mi sono accorta di non essere sola in questo. Non sono io ad essere fissata, almeno non più di tanto, mi accorgo che gli amanti dei fiori spuntano letteralmente ovunque.
I fiori ci colorano la vita e non è un caso se diamo per scontato che accompagnino tutti i nostri momenti importanti, dai più gioiosi fino a quelli più tristi. I fiori sono fatti apposta per piacere, la natura li ha “creati” per questo. E c’è una spiegazione scientifica: semplicemente, sopravvivere. Non l’individuo, non il singolo fiore, che spesso ha vita breve, ma la specie. Il colore delle corolle, per esempio, in natura serve ad attirare gli insetti, gli uccelli e i tanti altri animali che possono fungere da impollinatori e quindi mediare la riproduzione delle piante. E lo stesso fa il profumo. In pratica, condividiamo il nostro senso estetico con un sacco di altri animali. E parlando di profumo, ricordo la domanda candida di un bambino, un giorno, tanto banale quanto complessa: Ma perché il fiore profuma? La risposta è facile, potrebbe essere anche veloce, invece per capire tutto ci vorrebbe un discorso lungo un’ora: piante, insetti, evoluzione, geni, adattamento, ambiente… può davvero un meccanismo naturale essere tanto semplice quanto complesso e così ben funzionante da produrre piccole grandi meraviglie come sono i fiori? Con i loro profumi così soavi, così diversi e così leggeri a volte, quanto forti e persino nauseabondi altre. Eppure esiste, tutto questo esiste e ci riempie gli occhi di gioia, quando sappiamo osservare. Ci pare così meraviglioso da arrivare a pensare che sia stato creato per noi, per renderci felici. E invece no, proprio no, almeno non in natura. Sono altri gli occhi e i nasi che le piante vogliono deliziare e lo fanno anche loro per mero interesse, puro e semplice istinto di sopravvivenza. E non ci sono solo i colori sgargianti e gli odori dolci, le strategie possono essere diversissime: dagli odori vomitevoli alle forme ingannevoli, perché l’obiettivo è quello di attirare l’attenzione non tanto nostra e della nostra fotocamera, piuttosto quella di api, certo, ma anche farfalle, ovvio, e persino mosche: gli odori più raccapriccianti sono tutti per loro!
Uno dei fiori che mi affascinano di più, da sempre, è quello di alcune orchidee spontanee del genere Ophrys (nella foto: Ophrys speculum). Vedi che somiglia un po’, nella forma, ad un’ape? Non è un caso: in questo modo la pianta riesce ad attirare i maschi delle api che, ingannati a tal punto dalla somiglianza del fiore con le api femmine della loro specie… tentano di accoppiarsi con il fiore! E questo risulta assolutamente vantaggioso per la pianta perchè l’unico risultato che il maschio ottiene è solamente quello di prelevare un po’ di polline, che poi, non pago, porterà dritto su un altro fiore della stessa specie.
E la digitale (Digitalis purpurea), che ispirò persino il Pascoli? Anche qui, forma e funzione vanno a braccetto: le macchie che vedi nella parte inferiore della corolla servono come segnali agli insetti visitatori, sono gli “indicatori del miele”. In più, i petali sono fusi e saldati insieme a formare una piattaforma di atterraggio per le api e poi una specie di tubo che conduce nella parte interna del fiore, dove si trova appunto il polline.
E per finire, esistono anche fiori… bruttini, di colore scuro e persino maleodoranti, come questo di una pianta del genere Stapelia: una succulenta, cioè una sorta di pianta “grassa” che vive in Africa e si fa impollinare dalle mosche, che solitamente si nutrono di carne in putrefazione!